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N° 118

 

DOMANDE SENZA RISPOSTA

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Il suo nome è Elizabeth Mary Mace ed ha una vita decisamente complicata. Tanto per cominciare è un ufficiale del Corpo dei Marines, maggiore per l’esattezza, un avvocato del J.A.G.,[1] membro di una speciale task force interforze che investiga su minacce insolite alla sicurezza militare e come se non bastasse, è anche la supereroina nota come Capitan America.

            È in quest’ultima veste che adesso si trova a Falls Church in Virginia, nella villa apparentemente abbandonata di Ian McMasters, capo della North Organization, agenzia militare privata che è risultata coinvolta in diversi intrighi politici nazionali ed internazionali.

McMasters è riuscito a lasciare gli Stati Uniti prima di essere arrestato, ma Capitan America spera che possa essersi lasciato alle spalle qualche indizio che permetta di fare ulteriore luce sui suoi intrighi e soprattutto sull’identità dei suoi committenti.

È appena entrata che alle sue spalle ode una voce d’uomo che parla Inglese con un pesante accento francese.

-È un piacere per me incontrarla, Mon Capitaine anche se avrei preferito circostanze migliori.-

            Liz Mace si volta di scatto e si trova di fronte un uomo in costume che sfoggia un vistoso paio di baffi a manubrio.

-Batroc!- esclama.

-Per servirla, mademoiselle.- replica l’uomo di nome Georges Batroc, noto con il nomignolo di Saltatore, facendo un esagerato inchino

 -Immagino che siamo qui per lo stesso motivo.-

-Lavori per la North Organization? Se è così, ti avverto: sono più dura di quello che sicuramente pensi.-

-Si rilassi, Mon Capitaine. Non ho intenzioni ostili, anzi: ho il suo stesso obiettivo: distruggere la North e neutralizzare il suo capo.-

Questo sì che è uno sviluppo imprevisto, pensa Liz.

 

A due fusi orari di distanza, in Arizona, o meglio nel territorio della Nazione Apache Chiricahua, le cose si stanno mettendo male per una donna a cui Capitan America tiene molto: sua sorella Roberta.

Da pochi istanti una squadra di uomini armati ha fatto irruzione nella sede della Polizia Tribale di San Carlos, ma ha trovato più resistenza di quanto si aspettasse.

Forse gli Apache moderni sono diversi da quelli dei tempi del vecchio West, forse più di un secolo di pace con l’Uomo Bianco ha fatto dimenticare loro le vecchie abilità guerriere. Forse è così, ma non per il Detective Sam Silvercloud.

Solo pochi istanti fa è riuscito ad intercettare al volo una granata flash bang che gli intrusi avevano scagliato all’interno della Sala Agenti e gliel’ha rilanciata contro.[2] Risultato: un gruppetto di uomini nel corridoio ancora confusi e storditi e soprattutto vulnerabili.

Silvercloud non ha esitato e si è lanciato nel corridoio sparando. Sente le grida di un paio di avversari. Centro perfetto, pensa.

Rotola sul pavimento e si mette in ginocchio. Due uomini in tuta mimetica con delle specie di passamontagna a coprire il volto sono davanti a lui con i fucili puntati e pronti al fuoco.

-Non muoverti sporco indiano.- gli intima uno dei due.-

-Siamo ancora agli insulti razzisti? Siete una vera delusione, ragazzi.- replica Sam.

            Approfitta del fatto sono ancora un po' storditi e si getta all’indietro. Contemporaneamente sferra un calcio all’inguine del più vicino. Il secondo esita un istante di troppo e Sam gli spara cogliendolo al collo.

            Sente dei lamenti. Quelli a cui ha sparato prima sono ancora vivi. Merito dei giubbotti di kevlar sicuramente, ma l’impatto con una pallottola non è comunque mai piacevole.

            Una squadra è sistemata, ma le altre? Dei rumori alle sue spalle gli forniscono una risposta e non è piacevole.

 

            A New York, e precisamente in un appartamento del quartiere di Brooklyn Heights, un uomo bianco ed una donna ispanica accolgono un’altra donna visibilmente a disagio.

-Benvenuta tra noi Mrs. Carlton.-

-Non sarei mai venuta se non avessi avuto altra scelta.- replica l’altra con voce dura.

-Intende quel video, diciamo compromettente, di cui sono venuto in possesso? Stia tranquilla: non verrà diffuso se lei farà esattamente quello che le sarà chiesto.-

-E cosa dovrei fare?- chiede la donna con voce spenta.

-Una cosa molto semplice: come membro del Comitato Esecutivo del suo Partito, votare la qui presente Elena Vasquez come nuova candidata alle elezioni congressuali per il 7° Distretto al posto del defunto Josh Cooper .-

-Non mi date alternative, ma come potete essere sicuri che Miss Vasquez avrà la candidatura? Il Comitato ha 42 membri ed alla selezione partecipano anche i comitati del Queens e del Bronx. Cosa vi dà la certezza di vincere??-

-Lo siamo.- risponde l’aspirante candidata con un sorrisetto -Non è vero, Mark?-

-Senza alcun dubbio.- replica l’uomo -Abbiamo speso molto per convincere i componenti di tutti i comitati, e dove non sono non sono stati sufficienti i soldi abbiamo avuto altri mezzi per convincerli, proprio come con lei Mrs. Carlton.-

            In quel momento una figura in costume sfonda una finestra e piomba nella stanza dicendo:

-Ho sentito abbastanza.-

 

 

2.

 

 

            L’Agente Speciale del F.B.I. James McElroy si rivolge ai due uomini ed alla donna di fronte a lui dicendo:

-Normalmente il Bureau non apprezza l’interferenza di civili in faccende di competenza delle forze di polizia, ma in questo caso siamo più che disponibili a fare un’eccezione viste le circostanze straordinarie.-

-Che gentilezza.- sussurra la giovane donna bionda, il cui nome è Emmy Doolin, con un evidente accento canadese,

Io e Falcon abbiamo già collaborato in passato.-

-Verissimo.- replica il supereroe nativo di Harlem -Ora, però, direi di lasciare da parte i convenevoli e passare a quello per cui siamo tutti qui. Von Burian ha parlato?-

-Non ancora. Si è chiuso in un ostinato mutismo. A parte la solita sceneggiata del nome, grado e numero di matricola, ma per noi non contano un accidente. È un prigioniero comune e deve rispondere di reati gravi come il tentato omicidio di Miss Doolin.-

-Per tacere di quello che ha combinato come mercenario della North Organization per i quali potrebbe essere portato dinanzi ad una corte marziale come criminale di guerra.-

            A parlare è stato un uomo sui trent’anni, alto, slanciato che indossa l’uniforme della Marina. Al suo fianco una donna bionda, attraente, ma dallo sguardo duro che veste un tailleur scuro.

-Tenente Franklin Roosevelt Mills.- si presenta l’uomo in uniforme -Investigatore della task force speciale che sta indagando sulle attività illegali della North Organization. La signora taciturna è l’Agente Speciale Amara Kelly dell’Ufficio del Direttore Dell’Intelligence Nazionale.-

-Conosco la vostra task force e sono stato nominato a farne parte come agente di collegamento con l’F.B.I.- replica McElroy stringendo la mano ai nuovi arrivati.

-Bene, mi fa piacere vedere che abbiamo evitato conflitti di giurisdizione. Ho una collega più esperta di me in questo genere di cose, il Maggiore Elizabeth Mace. Mi aspettavo di incontrarla qui, ma deve essere stata trattenuta. Mi chiedo da cosa.

            Falcon si sta facendo la stessa domanda e teme che non gli piacerebbe la risposta.

 

            La donna nel costume di Capitan America è decisamente stupita. Batroc ha davvero detto quello che crede di aver sentito?

-Stai parlando sul serio?- gli chiede.

-Oui, mon Capitaine.- risponde lui con il suo pesante accento francese -Capisco che la cosa possa sorprenderla, ma per una volta stiamo dalla stessa parte.-

-Sorpresa è dir poco.- ribatte Liz Mace -Credo che sia la prima volta.-

-Oh no. Qualche volta io e l’originale Capitano abbiamo collaborato.-

            Un resoconto un po’ distorto di certi avvenimenti di cui ha letto, pensa Cap. In ogni caso, è vero che Batroc non è un classico supercriminale. Ha un suo codice d’onore dopotutto.

-Nessuno mi paga. Ho un… interesse molto personale, ma non intendo dire di più.-

            Qualcosa nel suo tono di voce fa capire a Liz che è meglio non approfondire almeno per il momento.

-Da quanto sei qui? Hai trovato qualcosa di utile?-

-Rien de rien.- risponde Batroc in tono dispiaciuto -Questo posto è stato ripulito per bene.  Anche i cestini della carta straccia sono stati svuotati.-

            Può fidarsi? Ripensandoci, non ne ha bisogno. Le basta una telefonata e questo posto sarà rivoltato da cima a fondo.

            Estrae un telefono un telefono ultrapiatto dalla cintura e compone un numero per poi dire a chi risponde:

-Bridge, ho bisogno del tuo aiuto.

            Spiega la situazione, poi ascolta quello che G.W. Bridge, Direttore della Sezione Nord America dello S.H.I.E.L.D ha da riferirle e dice.

-Sarò lì tra pochissimo.-

-Bien.- dice Batroc -Io e lo S.H.I.E.L.D non andiamo molto d’accordo, quindi penso che me ne andrò. Au revoir, mon Capitaine.-

-Fermo!-

            Cap allunga una mano verso il suo polso, ma Batroc le sferra un calcio che lei evita balzando all’indietro. Il mercenario francese non perde tempo e salta oltre una vicina finestra.

            Dovrei inseguirlo, pensa Liz, ma ho cose più urgenti da fare adesso. Lo ritroverò… o sarà lui a trovare me.

 

            In Arizona un’altra squadra d’assalto è riuscita ad entrare nella sala agenti della Polizia Tribale di San Carlos usando le finestre, ma ha trovato una resistenza inaspettata.

            Negli ultimi tempi Roberta Ann Mace è stata sottoposta ad allenamenti intensivi da parte di qualcuno che voleva che lei fosse pronta… per cosa? Forse proprio per quello che sta succedendo adesso?

            Bobbi è stata rapita e quasi stuprata per poi essere salvata da un uomo che è un abituale nemico di sua sorella Liz ed ancora non ha capito perché.

Invece di riportarla a casa, l’uomo in questione l’ha affidata ad una misteriosa donna anziana che l’ha segretamente fatta portare in una fattoria isolata in Arizona dove, è stata sottoposta ad un severissimo allenamento in tutte le arti marziali conosciute ed in forme di combattimento corpo a corpo che le erano del tutto ignote. Quell’addestramento le torna molto utile adesso, mentre un paio di aggressori le si avvicinano.

Scatta sferrando un calcio all’inguine del più vicino poi balza in avanti e colpisce di taglio il secondo alla carotide. Non ha tempo di fare altro: il calcio di un fucile la colpisce alla nuca. Mentre cade a terra sente il suono di un fucile che viene armato seguito da una detonazione.

            Il proiettile non era per lei, ma per l’uomo alle sue spalle che le crolla accanto spruzzando sangue sul suo viso.

            Bobbi fa una smorfia di disgusto e prova a rialzarsi, ma la testa le gira e le fa un male infernale.

-Stai giù!- la voce di Sam Silvercloud.

            Bobbi obbedisce più per necessità che per voglia. Non riuscirebbe ad alzarsi in ogni caso. L’aria risuona di spari e grida, poi, improvvisamente tutto è di nuovo calmo. Una mano robusta l’aiuta ad alzarsi.

-Come ti senti?- le chiede Silvercloud.

-Intontita.- risponde lei -Ma sta passando. Ho la testa dura.-

-Lo immagino.- replica Silvercloud ridendo, poi aggiunge -Dove hai imparato a batterti?-

-Mi alleno fin da bambina. Avevo smesso per un po’, ma recentemente sono stata costretta a fare un corso intensivo.

            Prima che il poliziotto Apache possa farle altre domande Bobbi chiede:

-Li avete respinti tutti?-

-Quelli che hanno provato ad entrare sì.- risponde Silvercloud -Ma non sappiamo se ce ne sono altri la fuori., ma anche se ci fossero, dubito che ci riproverebbero, però. Sanno che siamo ossi troppo duri.-

            Improvvisamente le luci si riaccendono ed un paio di cellulari cominciano a squillare.

-Il blackout è cessato, segno che i nostri nemici, chiunque fossero, hanno rinunciato.- commenta Silvercloud poi si rivolge di nuovo a Bobbi -A quanto pare, qualcuno ci tiene a te quanto basta da mandare una squadra di mercenari bene armati a catturarti. Perché?-

-Io…non ne ho la più pallida idea.- risponde Bobbi -Forse ce l’avevano con voi, non con me.-

-Ci ho pensato, ma nessuno che conosco ha le risorse per arruolare gente del genere e poi, ammetterai, ragazzina, che sarebbe una bella coincidenza che tutte le comunicazioni siano state interrotte, la luce sia saltata ed una squadra di commandos ci abbia attaccato proprio la sera che sei arrivata tu.-

-Non sono una ragazzina, ho vent’anni.- ribatte, piccata, Bobbi.

-Ok, sei una donna matura, contenta?- replica, con un sogghigno Silvercloud.

            Bobbi sta per ribattere poi ci rinuncia.

 

 

3.

 

 

            In un appartamento di Brooklyn Heights una figura in costume rosso e blu piomba improvvisamente all’interno e con un’agile capriola si rimette in piedi interponendosi tra Gladys Carlton e l’uomo e la donna che stavano cercando di ricattarla.

-Ho sentito abbastanza.- proclama.

-Tu!- esclama l’uomo -Ti conosco: sei quello che chiamano Patriot!-

-E voi due fate parte di un complotto per influenzare le elezioni al Congresso, ma avete fallito.-

-Non capisco di cosa stai parlando.- balbetta l’uomo.

-Davvero?- ribatte Patriot, poi tocca la sua cintura e la voce dell’uomo chiamato Mark echeggia di nuovo nella stanza:

<<Abbiamo speso molto per convincere i componenti di tutti i comitati, e dove non sono non sono stati sufficienti i soldi abbiamo avuto altri mezzi per convincerli, proprio come con lei Mrs. Carlton.>>

 

-Una registrazione perfetta, direi. Ora ci mancano solo i nomi di quelli che avete corrotto o ricattato, ma tu ce li dirai.-

L’uomo estrae una pistola e la punta su Patriot.

-Muori!- esclama mentre spara.

-Idiota.- replica Patriot.

Evita facilmente il colpo e sferra un calcio al polso destro dell’uomo disarmandolo poi lo afferra per il bavero della giacca e gli dice:

-Tu parlerai amico, ci dirai tutto quello che sai, stanne certo.

            E basta guardarlo negli occhi per capire che non scherza.

 

            La stanza è spoglia come si conviene ad una sala interrogatori di un posto di polizia, nel caso specifico la sede del FBI di Quantico in Virginia: un tavolo, tre sedie ed un grande specchio unidirezionale che dal lato esterno è una finestra.

Seduto davanti alla scrivania con la schiena alla parete sta un uomo in manette , capelli biondi tagliati corti in stile militare, occhi di ghiaccio, ostenta calma e freddezza.

Improvvisamente la porta della stanza si apre ed entrano due donne, una bionda ed una bruna la prima indossa l’uniforme verde oliva dei Marines e la seconda quella blu dell’USAF[3]

-Buonasera Maggiore von Burian.- gli si rivolge la bionda sedendosi davanti a lui imitata dalla sua collega -Io sono il Maggiore Elizabeth Mace e lei è il Tenente Diane Perrywinkle. Io sono stata incaricata di perseguirla dinanzi alla Corte Marziale.

-Non sono più un militare. Non avete giurisdizione su di me.-

-Si sbaglia: nella sua veste di contractor del Dipartimento della Difesa lei era tenuto al rispetto del Codice Militare e delle convenzioni internazionali proprio come se fosse un ufficiale in servizio attivo. Il mio ufficio non ha problemi a lasciarla prima alla giustizia civile per i reati di sua competenza e sono parecchi, mi dicono. Da parte mia, quando sarà il mio turno, intendo farla condannare al massimo della pena per ogni reato da lei commesso al servizio della North Corporation. Il Tenente Perrywinkle si occuperà della sua difesa in attesa che lei nomini un avvocato di sua fiducia.-

-Non ho bisogno di avvocati.- ribatte von Burian.

-Dicono tutti così poi si rendono conto che non è vero. Rifletta, Maggiore. Io ho abbastanza elementi per farle passare un bel po’ di anni in isolamento a Leavenworth[4] e se si aspetta sostegno dai suoi datori di lavoro , se lo scordi. Sappia che David Levine è stato ucciso assieme a Hitman, la sede della North è stata fatta saltare in aria e Ian McMasters è fuggito a Isla Suerte. Se non hanno ucciso anche lei è perché è stato catturato, ironico, non è vero? Lei è sacrificabile.-

            Von Burian tace, ma i suoi occhi parlano per lui.

 

            In un posto molto lontano da Washington DC troviamo due uomini e tre donne, di cui una afroamericana, che indossano colorati costumi ispirati alla bandiera americana.

-Ridimmi ancora una volta che ci facciamo qui.- chiede la giovane bionda che si fa chiamare American Dream.

-Dobbiamo distruggere una base terroristica, liberare un certo numero di ostaggi, catturare un uomo e portare tutti negli Stati Uniti.- risponde il giovane che indossa una versione modificata della classica uniforme di Capitan America.

-Tutto qui? Ed io che pensavo a qualcosa di più difficile.-

-Era sarcasmo il tuo?-

-Tu che ne dici?-

-Se voi due avete finito di beccarvi, potremmo cominciare a muoverci? Ogni minuto che passa aumenta il rischio di essere scoperti .- interviene un altro membro del gruppetto che veste un costume bianco e blu con stivali rossi, la bandiera originale degli Stati Uniti disegnata sul petto, un corto mantello, un cappello a tricorno sul capo ed una mascherina domino sul viso,

-Hai ragione, Fighting Yank.- replica il Capitano -Muoviamoci. Ci sarà tempo per le chiacchiere quando avremo finito.

            Si slancia in avanti e gli altri lo seguono.

 

 

4.

 

 

            La donna che si fa chiamare Karin Svenson rientra nel suo appartamento di Manhattan, si sfila la giacca del tailleur che appende con cura all’attaccapanni, si toglie gli occhiali che appoggia sopra un mobiletto mostrando due occhi azzurro ghiaccio, si scioglie i capelli biondi lasciandoli ricadere sulle spalle e sulla schiena ed entra in una delle due camere, dove si trova un uomo completamente nudo e legato ai quattro angoli di un letto matrimoniale per i polsi e le caviglie ed un bavaglio a serrargli la bocca.

            La donna si siede sul bordo del letto, rivolge al prigioniero un sorriso cattivo e gli dice:

-È arrivato il momento di fare una bella chiacchierata, Frank.-

 

            Nella caffetteria della sede del FBI a Quantico, Virginia tre uomini e tre donne stanno scambiandosi le rispettive impressioni sul caso che stanno seguendo.

-Con le testimonianze di Chris Jacobs, Tirife Barzani e adesso Richard von Burian, direi che abbiamo abbastanza elementi per mettere la parola fine agli intrighi della North Organization.- dice Liz Mace.

-L’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale ha già disposto la revoca di ogni autorizzazione di sicurezza che aveva la North e la sospensione di ogni sua attività svolta per conto del Governo.- aggiunge l’Agente federale Amara Kelly,

-Purtroppo il capo della North ha fatto in tempo a rifugiarsi a Isla Suerte.- interviene il massiccio afroamericano calvo Chris Elder -Non riesco a mandarla giù.-

-Cosa ci vieta di andarlo a prendere e riportarlo qui, paparino?- chiede, in tono finto ingenuo, la bionda Emmy Doolin.

-Un bel po’ di leggi che noi che siamo al servizio del Governo siamo obbligati a rispettare, Miss Doolin.- le risponde il Tenente di Marina Franklin Mills.

-Ma io e Chris non lavoriamo per il Governo- replica Emmy -Siamo…com’è che si dice? Oh sì… contractors indipendenti.-

-Un punto a suo favore, Miss Doolin.-

-Lei e Miss Doolin forse suggerendo una extraordinary rendition, Tenente Mills?- esclama una bruna dai capelli vaporosi -Sarebbe illegale.-

-Rilassati, Perry. Questo non è un meeting formale, ma uno scambio di idee tra amici. Puoi anche chiamarmi Frank. Nessuno lo riferirà al Pentagono. E poi, non credo che Mr. Elder e Miss Doolin abbiano davvero bisogno di suggerimenti da parte mia.-

-Puoi chiamarmi Emmy, Frank… e puoi chiamarmi a tutte le ore .- interviene Emmy Doolin con un sorriso ammiccante.

            Il Tenente dell’USAF Diane Perrywinkle le lancia un’occhiata torva mentre Liz reprime a fatica una risata. Proprio in quel momento il suo cellulare squilla, non quello che usa di solito, ma uno datole da Nick Fury ed il cui numero conoscono solo cinque persone.-

-Scusate.- mormora e si alza per allontanarsi e rispondere.

            La voce che sente quando lo fa non la sorprende:

<<Buonasera, Capitano, mi dispiace rovinarle la serata.>>

-Si risparmi le scuse, Contessa. Quando ho deciso di mettere l’uniforme che lei sa, sapevo in che guai mi stavo cacciando, quindi lasci da parte i convenevoli e mi dica subito cosa vuole.-

            La Contessa Valentina Allegra De La Fontaine, Vice Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D. fa una risata e replica:

<<Qualcosa che sicuramente non le piacerà. So che è a Quantico. In meno di un’ora lei ed il suo amico marinaio potete essere a Washington e raggiungere la sede della sezione americana dello S.H.I.EL.D. vicino al Potomac. Vi stanno già aspettando.>>

            La comunicazione viene chiusa e Liz torna verso gli altri dicendo:

-Io e il Tenente Mills siamo stati convocati al Pentagono. Dobbiamo partire subito.-

            Un rapido sguardo con Mills le fa capire che lui ha afferrato la situazione e così anche Falcon.

-Così senza preavviso e voi soli?- esclama Diane.

-Sa bene anche lei come vanno queste cose, Tenente. Certi ordini non si discutono.-

            Pochi minuti dopo un’auto guidata da Franklin Mills imbocca la expressway in direzione Washington D.C. e Liz non può fare a meno di avere una brutta sensazione su ciò che li aspetta. Quando lo S.H.I.E.L.D. vuol vedere Capitan America il motivo è uno solo: guai.

 

            Dall’altra parte del mondo, e precisamente in Nuova Zelanda, è già il pomeriggio del giorno dopo. La giovane donna che esce dalla sede degli Stati Uniti a Wellington ha corti capelli neri, occhi nocciola in questo momento nascosti da occhiali da sole, indossa un abito bianco senza maniche.

            Il suo nome, quello che appare su tutti i suoi documenti, è Nadine Quincy ed è una delle addette all’ufficio visti e sta tornando a casa dopo una giornata di lavoro quando il suo cellulare squilla.

            Chi può essere? Si chiede. Quasi tutti quelli che conosce a Wellington lavorano all’ambasciata. Riconosce il numero ed il cuore accelera i battiti. Cosa vuole dopo tanto tempo? Possibile che…?

            Risponde e sente una voce familiare:

<<Ciao Nikki.>> la saluta un uomo usando il suo vero nome.

-Ed.- replica lei -Credevo che non dovessimo mai sentirci se non in caso di assoluta emergenza. Mi hanno scoperto?-

<<Nulla del genere. Non c’è più nessun pericolo. Puoi tornare a casa.>>

 

 

5.

 

 

            Il luogo è il Jacob K. Javits Building, sede delle principali agenzie federali nella Città di New York. L’occasione è una conferenza stampa indetta dal Vice Direttore del FBI Lee Kearns, capo della sede cittadina. Il motivo è ancora ignoto.

            Kearns fa il suo ingresso accompagnato da varie persone tra cui i presenti riconoscono alcuni dei candidati alle elezioni congressuali. Uno in particolare suscita sorpresa ed interesse.

Kearns si schiarisce la voce e comincia a parlare:

-Signore e Signori della libera stampa, vi ringrazio per essere qui. Il mio ufficio, in collaborazione con altre forze di polizia federali e locali, ha appena concluso un’inchiesta su un tentativo di influenzare il risultato delle elezioni congressuali in questa ed altre giurisdizioni. Immagino alcune vostre domande e per questo lascio momentaneamente la parola all’interessato:

            Un afroamericano sui 35 anni con dei corti baffetti si avvicina al microfono e comincia a parlare:

-Buonasera a tutti voi. Il mio nome è Joshua Cooper, ma suppongo che già lo sappiate come saprete che sono candidato alle elezioni congressuali per il 7° Distretto. Avrete saputo che sono rimasto ucciso in un attentato qualche giorno fa.[5] Ebbene, posso dire, parafrasando Mark Twain, che la notizia della mia morte è stata grandemente esagerata. La notizia che io fossi all’interno del mio quartier generale elettorale quando è stato fatto saltare in aria era falsa. In realtà ero sotto custodia protettiva in un luogo sicuro in attesa che i responsabili dell’attentato venissero individuati, cosa che è finalmente accaduta. Sono, quindi, pronto a riprendere la mia battaglia.-

-La ringrazio, Mr. Cooper, ma ora lascio la parola al Vice Procuratore degli Stati Uniti Mr. Justin Baldwin.-

            L’uomo in questione prende subito la parola:

-Non c’è molto da dire: un Gran Jury è stato convocato e le incriminazioni formali sono già state formalizzate. Gli imputati, la maggioranza di loro almeno, sono già in stato di arresto.-

            Una voce si leva dal gruppo dei giornalisti:

-Betty Brant del Bugle. Questa inchiesta è collegata forse a quella sulla North Organization?-

-No comment.- è la secca risposta.

            Il che equivale ad un sì, pensa la giovane donna.

           

            A diversi chilometri di distanza, in quella che ha tutta l’aria di essere una foresta tropicale, uomini e donne in costume si muovono protetti dal buio e scivolano tra le ombre finché l’uomo che li guida, che indossa una versione del costume di Capitan America, fa loro cenno di fermarsi in punto dove sono ben nascosti dagli alberi. Davanti a loro, un accampamento circondato da una rudimentale palizzata.

-Siamo arrivati.- sussurra.

-Arrivati dove?- chiede la ragazza che si fa chiamare American Dream.

-Uno dei campi base dei guerriglieri che infestano la regione.- spiega il Capitano -È lì che sono tenuti prigionieri quelli che siamo venuti a liberare.-

-Noi da soli? Mr. Gyrich deve avere una fiducia esagerata nelle nostre capacità.- commenta la donna afroamericana di nome Union.

-Hai forse paura, tesoro?- ribatte American Dream -Beh, io non ne ho e te lo dimostro.

Prima che qualcuno possa fermarla esce nella radura e si dirige verso la palizzata.

-È matta?- chiede un’altra ragazza in un costume che ricorda un abito del periodo coloniale americano ed il volto parzialmente nascosto da una mascherina domino.

-Forse.- borbotta il Capitano -Sicuramente è incosciente.-

Le sentinelle di guardia alla palizzata avvistano la ragazza che viene verso di loro. Gridano qualcosa nella loro lingua e puntano i loro fucili. Un attimo e spareranno.

 

Capitan America, Falcon ed il Comandante America entrano nella sede della Divisione Nord America e Caraibi dello S.H.I.E.L.D. a Washington DC e sono accolti da una giovane donna bionda che indossa la classica uniforme blu della famosa e famigerata agenzia di intelligence delle Nazioni Unite.

-Buonasera e ben arrivati. Io sono Margaret Huff, Capo dello Staff del Direttore Bridge .- si presenta -Forse vi ricordate di me da quella faccenda degli attentati di Iron Maiden.-[6]

-Non potrei mai dimenticare una donna bella come lei, Agente Duff.- replica il Comandante America.

-Ah… è sempre così… galante, Comandante?

-Lo perdoni, Agente Huff.- interviene Capitan America -Non riesce mai a resistere alla tentazione di fare il buffone. Ora, se non le spiace, vorremmo sapere perché siamo stati chiamati qui?-

-Non ne so molto in realtà.- risponde Huff -Io faccio solo da tramite con chi è incaricato della faccenda.-

-Che sarei io.-

            A parlare è stato un nero dal fisico atletico e con dei tatuaggi sulle guance.

-Derek Khanata!- esclama Liz Mace -Non ci vedevamo da quella brutta faccenda in Azania.-[7]

-Qualche altro guaio in terra d’Africa che lo S.H.I.E.L.D. non può permettersi di risolvere ufficialmente?- chiede Franklin Mills.

-Non esattamente, ma lascerò che sia qualcun altro a spiegarvelo.- replica l’uomo.

            Una porta si apre e ne esce un uomo che Capitan America ha imparato a conoscere:

-Bonsoir, Mon Capitaine.- le si rivolge Batroc il saltatore -Le avevo detto che ci saremmo rivisti.-

            Liz fa una smorfia. Ora sa con certezza che l’aspettano solo guai.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Cosa dire il questo episodio?

1)    Perché Batroc è interessato alla North Organization? Lo saprete nel prossimo episodio.

2)    E così Josh Cooper è ancora vivo e pronto alla lotta. Sarà eletto? Lo sapremo nel prossimo episodio

3)    Chi vuole rapire o uccidere Bobbi Mace? Le prime risposte …. Indovinate dove?

4)    Riprendiamo le fila della sottotrama di Frank Gianelli e Karla Sofen. Ne sapremo di più ne… no, non ve lo dico. -_^

5)    Justin Baldwin è il padre del supereroe Speedball ed è stato creato da Steve Ditko.

6)    Lee Kearns è stato creato da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby su Tales to Astonish #45 datato luglio 1963.

Nel prossimo episodio…leggetelo e lo saprete.

 

 

Carlo



[1] Judge Advcate General, la sezione delle forze armate degli Stati Uniti che fornisce giudici, difensori e pubblici accusatori ai processi penali militari.

[2] Nello scorso episodio.

[3] United States Air Force.

[4] Ovvero la prigione militare di massima sicurezza interforze di Fort Leavenworth, Kansas.

[5] Per la precisione nel n. 111.

[6] Nel numero 100.

[7] Negli episodi 113 e 114.